E' uscito un nuovo volume in modalità Open Access della collana editoriale "Seminario giuridico della Università di Bologna". Con più di 300 titoli pubblicati a partire dal 1913, il Seminario giuridico della Università di Bologna costituisce la collana di riferimento per la pubblicazione di monografie, collettanee e atti di convegni di docenti, ricercatori ed assegnisti del Dipartimento di Scienze Giuridiche.
Si tratta del volume di Alberto Arcuri "La forma delle fonti. La problematica del potere normativo nello Stato membro dell’Unione europea" [OPEN ACCESS - PDF].
Le fonti del diritto italiano esibiscono, ormai da tempo (ma soprattutto al presente), lineamenti assai diversi da quelli stabiliti dal sistema, al punto di rendersi praticamente irriconoscibili al confronto con la raffigurazione fatta nella Costituzione della Repubblica. L’ipotesi di questo lavoro è che la “forma” delle fonti normative (intesa in senso lato, comprensiva del procedimento) stia progressivamente perdendo la propria capacità ordinante non per una pluralità di fattori contingenti (dettati dalle esigenze concrete di volta in volta create dal sistema politico-istituzionale), ma per la progressiva affermazione di una razionalità ordinamentale diversa, frutto del modo in cui il processo di integrazione europea si è infiltrato nello Stato costituzionale, modellandone l’esperienza normativa. La problematica del potere normativo nello Stato membro dell’Unione europea, che questo lavoro legge attraverso la lente offerta dalla categoria della Member Statehood proposta da Christopher Bickerton, sarebbe una delle proiezioni statuali della collisione tra la concezione del potere incorporata dal costituzionalismo novecentesco di origine europea e quella fatta propria dall’ordinamento sovranazionale, che – avendo scavalcato la realizzazione di un progetto di unificazione politica e diluendo la responsabilità politica su un’architettura frammentata di centri e procedure decisionali – ha portato ad accantonare la questione formale della legittimazione democratica del potere. Lo smarrimento della capacità ordinante della forma, però, mettendo in causa il rapporto fra diritto e potere su cui si fonda la Costituzione italiana, ha posto il diritto costituzionale in una situazione di crisi “esistenziale”. Il venir meno della capacità (se non addirittura dell’aspirazione) di fare ordine attraverso la forma altro non significherebbe, infatti, se non la resa di quella concezione del diritto costituzionale che si è consolidata nel Novecento europeo, che ha innestato il potere sovrano nell’autorganizzazione del popolo e lo ha diretto verso la trasformazione del reale secondo i valori di un particolare progetto di società, affidando alla forma il compito di custodire la legittimazione democratica del diritto che riconosce come proprio e come valido. Per questo motivo, preservare il valore della forma non risponde solo ad un’esigenza tecnica di stampo logico-razionale, ma è una condizione irrinunciabile per mantenere l’ordinamento costituzionale italiano nelle coordinate del costituzionalismo liberal-democratico.