Lettere d'ufficio.
La burocrazia di Carlo Collodi, Emilio De Marchi, Carlo Dossi, Carlo Levi e Augusto Frassineti, Piero Jahier, Vincenzo Padula.
In questo lavoro Marco Bortolotti commenta testimonianze di vita burocratica estratte da pagine di scrittori che hanno contribuito a costruire nella coscienza collettiva lo stereotipo del passacarte ministeriale, sempre perdigiorno e vilipeso. Sottopone a perizia i testi prescelti; costringe Collodi, Emilio De Marchi, Carlo Dossi, Carlo Levi e Augusto Frassineti, Piero Jahier e Vincenzo Padula, a confessare pregiudizi, inerzie e malumori che hanno ispirato quelle loro pagine. L’autore “è burocrate ligio; consapevole dei pregiudizi che affliggono la famigerata burocrazia, affronta con passione sofferta, temi ardui; insinua con discrezione ricette di buona amministrazione condite dal buon senso di chi la burocrazia l’ha subita, studiata, adoperata, odiata e amata. Sarà per chi legge, un libro singolare e istruttivo […].
Di particolare, sostanzioso significato, il fatto che questa penetrante, pungente attenzione critica, non venga da ricercatore universitario, ma dalle esperienze vissute da impiegato salito alla dirigenza, provvisto di cultura professionale, che trasferisce nell’indagine la conoscenza acquisita negli uffici ricoperti, valendosi della letteratura per riflettere sul malessere, malanni, pregiudizi, rimedi, della condizione burocratica”. Dalla Presentazione di Paolo Pombeni.